Francis Bacon, Félix Guattari, Andrea Cagioni, Davide Calenda, Daniela Cappelletto, Rosella Corda, Joe Cullen, Filippo Domenicali, Ubaldo Fadini, Alessio Kolioulis, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Benakis Matsas, Paul D. Miller, Paolo Vignola, Tiziana Villani, Silverio Zanobetti
Recensioni a cura di: Ubaldo Fadini, Afroditi Koukoutsaki-Marios Emmanuelidis, Domenico Vertone, Tiziana Villani
MILLEPIANI 40 – SE LA FILOSOFIA MORIRÀ SARÀ PER ASSASSINIO
La macchina, i soggetti e il desiderio
• Premessa 5 • Daniela Cappelleto Introduzione a Francis Bacon and the Brutality of fact 9 • Francis Bacon Francis Bacon and the Brutality of fact 13 • Tiziana Villani La carne, la macchina e i processi di assoggettamento: Figure di Francis Bacon 43 • Ubaldo Fadini Figure e territori 55 • Daniela Cappelletto Le stanze di Francis Bacon 71 • Félix Guattari Dagli anni d’inverno all’ecosofia 77 • Claudia Landolfi Controllo e discontinuità della “materia informazionale” nella tecnologia digitale 87 • Ben Matsas Le singolarità utopiche di una rivoluzione istituzionale 103 • Rosella Corda Pedagogia del concetto 135 • Nicola Lonzi La macchina del senso 147 • Alessio Kolioulis La libertà ai tempi del controllo 159 • Davide Calenda-Joe Cullen Aspettando la metro a Dalston Junction 167 • Filippo Domenicali Biopolitica ed ecologia 175 • Andrea Cagioni Rendita, accumulazione e nuovi processi di valorizzazione nel web 2.0 185 • Silverio Zanobetti La città pensa in me 195 • Paolo Vignola Il consumo della creatività 213 artefacts • Tiziana Villani ArteFacts: laboratorio di ricerca artistica 233 • Paul D. Miller Data Aesthetics 235 • Recensioni & schede di lettura 243
Questo numero di MILLEPIANI e i vent’anni del nostro laboratorio di ricerca sono dedicati a Gilles Deleuze e Félix Guattari Questo volume segna il ventesimo anno di articolazione di un percorso di ricerca condiviso con diversi amici e in scambio continuo con tutti coloro hanno seguito, sollecitato, interrogato le nostre modalità di indagine. Gli autori e gli artisti che a vario titolo hanno segnato la nostra singolare storia si iscrivono in un orizzonte di pensiero che non si è limitato soltanto a decifrare il presente, quanto a rilevarne le zone critiche nell’intento di aprire piani di espressione più liberi. La filosofia era ed è per noi l’ambito privilegiato di questa interrogazione. L’esercizio della filosofia ci ha permesso di sviluppare uno stile nei modi e nelle forme attraverso le quali abbiamo via via individuato gli snodi concettuali che più ci premevano e che con tenacia e rigore continuiamo ad approfondire. Lo stile è quello proprio di un procedere insieme, nel rispetto e nel riconoscimento delle singolarità che aspirano a mettere in comune le differenti posizioni e vie di ricerca. In questo numero abbiamo predisposto una cartografia di concetti sui quali da tempo lavoriamo: i corpi vivi e in tensione storicamente determinata, l’agire creativo nell’età del venir meno della retorica dell’alterità, le trasformazioni macchiniche del tempo digitale, le istituzioni di soddisfazione possibile. Non a caso compaiono due importanti interviste: quella di Francis Bacon, rilasciata a David Sylvester nel 1984, e quella di Félix Guattari, realizzata presso la televisione greca, nel 1992, che ci appare quasi come un ultimo lascito di grande potenza teorica. In queste interviste, pur molto diverse tra loro, emerge un intento comune, che ci preme rimarcare: quello del superamento possibile dello stato delle cose, a partire da una tensione che sfugge alle catture di un sociale apparentemente opaco, poiché intravede territori esistenziali originali e innovativi, di più decisa e appunto radicale soddisfazione possibile. Tutti gli interventi, come ormai accade negli ultimi anni della nostra attività, hanno sviluppato questa tensione complessiva e si sono quindi predisposti secondo uno schema di effettuazione della potenza di un pensare insieme, alla luce anche degli “insegnamenti” – dei “segni” che consideriamo ancora oggi ineludibili – dei nostri “classici” di riferimento (con particolare attenzione qui a Spinoza). Un’ultima annotazione: l’ambiente di ricerca di “Millepiani” non ama la polemica o l’eccesso di discussione (con le sue ovvie patologie, come ha più volte sottolineato Gilles Deleuze) nei confronti di altre modalità di indagine che tentano di ritrovare l’agire filosofico: esso si vuole semplicemente diverso e in ogni modo assai distante rispetto a quelle tecniche di storicizzazione e di comunicazione, sotto veste di rilancio di parole d’ordine, che sono le vere nemiche dello stile e delle pratiche di elaborazione innovativa del pensiero filosofico.
La filosofia necessita di cartografie: concettuali, ambientali, amicali. Nei vent’anni di storia di “Millepiani” abbiamo cercato di delineare percorsi di pensiero critico in uscita, per così dire, dal Novecento, interpellando però di quest’ultimo alcune delle voci per noi ineludibili: Gilles Deleuze e Fèlix Guattari, Michel Foucault, Walter Benjamin, Paul Virilio, tra gli altri, e artisti che da Francis Bacon al nuovo attivismo creativo, come nel caso di Ernest Pignon-Ernest o Banksy, hanno saputo fare i conti con le lacerazioni del presente.
In particolare, questo volume si interroga su quel tempo delle macchine ipercomplesse in cui fattori discorsivi quali l’economia, la comunicazione, la costruzione delle identità convergono nel tentativo di produrre forme di governo che impediscano la creazione di visioni differenti del sociale e dei soggetti coinvolti.
Le cartografie filosofiche sono sempre scritture del desiderio e della sua potenza, veri e propri esercizi che coniugano la ricerca teorica con le disposizioni aperte, minori, plurali inventive delle soggettività.
Il tempo delle macchine ipercomplesse è il nostro tempo, un tempo di trasformazioni spesso difficili, ma non per questo meno interessanti dal punto di vista dei territori esistenziali che si possono aprire. Le vite si possono qui nuovamente pensare – questa è la nostra scommessa – in termini di soddisfazione sempre più diffusa, di società, di amicizia e capacità di sottrazione da forme di dominio inevitabilmente escludenti e violente. A questa interrogazione del nostro tempo siamo chiamati attraverso una radicale messa in discussione dei modelli di vita che ci sono proposti, e che continuiamo a non considerare come gli unici possibili.
Milano, Eterotopia, 2013.